Ciao ragazzi!
Ben ritrovati! Oggi vorrei parlarvi di un argomento che è un pochino un paradosso nella mia vita: la comunicazione non verbale nell’ambito dei trattamenti olistici.
Ricordo qualche anno fa ad un esame di psicologia della comunicazione (in un altro mondo, in un altro contesto, in un’altra vita) ribattere a tono al professore che tutto il gran dire sulla comunicazione non verbale oramai era superato, era oltre, era scontato. Era ed è un gran professore ed un ottimo comunicatore, ricordo il suo sorriso sornione nel firmarmi il libretto e nel dirmi “spero di rivederti tra qualche anno, così mi dici” .
Passa l’età dei 20 anni, passa l’acqua sotto i ponti, passa la gente e scopri che la comunicazione non verbale non è scontata, non è così conosciuta, innata e non ha regole comuni.
Nel mondo olistico, a mio avviso, è la comunicazione principale. L’operatore che si vuole approcciare al suo cliente/ricevente deve ascoltare con le orecchie ma anche con tutto il corpo. Il processo di fiducia tra noi e chi si rivolge a noi inizia al primo contatto visivo, nel primo momento in cui ci si guarda negli occhi (a volte, addirittura non negli occhi, perché c’è chi non ha il coraggio di alzare lo sguardo e anche quello è un segnale comunicativo molto importante).
Nel mondo olistico lasciar spazio alla persona è importante e i gesti valgono più delle parole. Non è solo lo spazio in cui operiamo ad esser importante ma il mondo in cui sappiamo gestire parole e silenzi. Imparare le varie tecniche è il primo fondamentale step ma poi è l’empatia, la capacità di mettersi nei panni dell’altro a renderci bravi operatori. Ascoltare e non parlare. Ascoltare le parole e i silenzi, senza renderli pesanti, senza dare giudizi. La persona deve sentirsi libera di parlare nel pieno segreto professionale ma liberissima anche di star in silenzio durante il trattamento e, a volte, per alcuni di noi non è così facile sopportare il silenzio.
Eppure il silenzio dice tanto: quanti pensieri diventano maggiormente chiari se ci circondiamo di silenzio? Quante nuove vie, opportunità scopriamo se ci mettiamo ad ascoltare solo il nostro io e non i rumori che ci stanno intorno? A volte la gente che viene da noi ha bisogno di silenzio per ritrovarsi, per ascoltarsi e le nostre mani sono un evidenziatore di questo silenzio. Certo altre volte c’è chi invece parla a raffica e anche in questo caso, saper ascoltare, senza intervenire troppo, senza interrompere il massaggio è fondamentale.
Ognuno di noi ha un suo spazio vitale che dobbiamo rispettare anche durante un trattamento così vicino, così stretto, così intimo come il massaggio: c’è il cliente che viene una volta al mese che ti saluta con un abbraccio, c’è la signora che viene tutte le settimane magari per un massaggio californiano che non ti porge neanche la mano quando arriva e quando va via. Anche questa per me è comunicazione non verbale che va rispettata: non abbracciamo tutti, non baciamo tutti, siamo diversi con ciascuno, nel limite, ovviamente, della nostra personale comunicazione non verbale, nel nostro essere.
Ci sono atteggiamenti di chiusura del corpo che parlano per noi: quando ascoltiamo, in una fase di colloquio, non proteggiamoci tenendo le braccia conserte, non alziamo questa barriera. Cerchiamo di non tenere né una postura sottomessa con le spalle ricurve, né una postura da “bullo” a petto in fuori di chi pare sempre all’attacco. Anche il tono di voce è importante: bisbigliare o fare acuti non è un segnale di voler entrare in empatia con chi si reca nel nostro studio.
Sicuramente per tanti operatori esperti tutto questo è scontato, per altri è davvero innato. Il mio invito è per chi legge tutto questo come nuovo di guardarsi allo specchio e immaginarsi nel suo cliente e capire come l’altro vorrebbe vederci.
Ritengo che la capacità di porsi, di immedesimarsi, di far sentire la persona capita sia il centro del mondo olistico. Chi viene da noi deve sentirsi accettato e non giudicato. Forse è la parte più difficile da imparare e quella da continuare ad esercitare, però a mio avviso è quella che fa la differenza tra un operatore e l’altro, forse ancora di più della preparazione tecnica.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Vi abbraccio,
Elena
2 Comments
Grazie mille di tutto ciò che ci stai insegnando Elena ?
Grazie mille a te Mihaela!