Le campane tibetane hanno rappresentato per molto tempo un potente strumento di guarigione. Il loro uso risale a qualche millennio fa, ma ancora oggi rappresentano un valido aiuto per trattare varie sintomatologie. Ma non solo: sono anche un potente alleato nella pratica della meditazione, grazie al loro particolarissimo timbro musicale. La capacità terapeutica e spirituale delle campane tibetane risiede, infatti, nella vibrazione che riproducono, l’OM, considerato il “suono primordiale”, il primo suono subito dopo la creazione dell’intero universo, in grado di pacificare la mente e scacciare lo stress.
La campana tibetana, come dice il nome, è originaria del Tibet. Utilizzata dagli antichi sciamani indiani al fine di avvicinare l’uomo al divino, il suo uso si è diffuso in tutto il Nepal, la Corea e il Giappone, tanto che ormai è difficile poter pensare ai monasteri buddisti senza immaginare il classico suono di questi strumenti.
Dal punto di vista estetico, non hanno nulla in comune con le campane che vediamo oscillare nei nostri campanili: quelle tibetane sono a forma di ciotola, vengono tenute in mano o posizionate su una superficie e il suono viene prodotto colpendole o sfregandole con una sorta di percussore. Ne scaturisce una prolungata e risonante vibrazione poliarmonica, efficacemente utilizzata per fini terapeutici o come sottofondo durante la meditazione.
Questi antichi strumenti venivano usati dagli sciamani per curare alcune patologie e vengono utilizzati, tutt’oggi, per trattare disturbi di vario genere. Vi sembrerà strano apprendere che un suono possa avere facoltà terapeutiche, ma è bene riflettere sul fatto che un suono, prima di ogni altra cosa, è una vibrazione. E che le vibrazioni hanno la capacità di incidere sui liquidi, facendoli tremare e ondeggiare. Ora, se considerate che il nostro corpo è composto dal 60% di acqua, non vi sarà difficile comprendere come una determinata onda sonora possa far risuonare anche le nostre cellule.
Secondo le filosofie orientali molti malesseri psicofisici sono la risultanza di uno squilibrio energetico, che incide sulla capacità delle cellule di vibrare armoniosamente. Quando ciò accade, le cellule si ammalano. Il suono della campana tibetana riesce a riequilibrarne la vibrazione e, di conseguenza, a promuovere stati di benessere psicofisico. Grazie alla riproduzione di questi suoni è quindi possibile trattare alcuni disturbi mentali e fisici, quali lo stress, l’ansia, il dolore fisico causato da emicranie e infiammazioni muscolari, nonché ridurre significativamente gli stati depressivi.
Le campane tibetane tradizionali sono realizzate da una lega contenente ben 7 metalli (oro, argento, stagno, piombo, mercurio, rame e ferro), associati ai 7 pianeti del nostro sistema solare. Non è un caso che 7 sia anche il numero dei chakra del corpo umano ed è proprio in questa stretta correlazione che si trova il potere terapeutico delle campane.
Per trattare alcune sintomatologie, infatti, si posiziona la campana sul chakra interessato e la si fa vibrare, più e più volte, invitando il soggetto a concentrarsi sull’OM che ne scaturisce. Le cellule del corpo, entrando in risonanza con le vibrazioni della campana, si armonizzeranno, alleviando o cancellando del tutto il malessere.
In chiave meditativa, le campane tibetane vengono utilizzate per realizzare un vero e proprio “bagno sonoro”. Il suono primordiale di questi strumenti è in grado di infondere un profondo stato di rilassamento e favorire la meditazione, soprattutto se accompagnato dalla recitazione di mantra o canti spirituali.
Le campane tibetane non sono quindi un semplice strumento musicale, ma vi offrono la possibilità di fare un’esperienza unica, fra il mistico e il trascendentale, le cui ricadute benefiche potrete realmente toccare con mano.
Grazie come sempre l’attenzione!
Andrea