Siamo un pochino la società del tutto e subito, così spesso l’operatore olistico deve lottare per far capire che non basta un solo trattamento per ottenere un risultato.
Il più delle volte lavorare in modo olistico significa effettuare un lavoro profondo e spesso lento. È un lavoro che deve rispettare i tempi del ricevente, tempi che non sono sempre così prevedibili.
Ogni tecnica ha propri protocolli sul ciclo di trattamenti da effettuare, ma è difficile trovare qualcosa che sia risolutivo in una sola seduta. Tanto più il disequilibrio che vogliamo affrontare è presente da tempo, tanto più sarà necessario avere costanza nel farsi trattare.
La prima seduta di prassi è un momento conoscitivo, dove operatore e ricevente capiscono se sono sulla stessa lunghezza d’onda, se parlano la stessa lingua per poter fare un pezzo di strada insieme.
Con il primo trattamento il corpo percepisce dei segnali, delle stimolazioni, ma sarà poi nei trattamenti successivi che riuscirà a smuovere qualcosa partendo da quei segnali. È come se la prima volta ci facesse ascoltare una canzone nuova, ma abbiamo bisogno di ascoltarla e riascoltarla per capire bene l’intenzione del testo.
In sostanza, sperare che una sola seduta di riflessologia,di shiatsu o di Lomi Lomi vi risolva una situazione è abbastanza utopico.
Se decidete di intraprendere un percorso dovete avere la consapevolezza che è un investimento di tempo e anche di fatica. Perché un cambiamento può portare anche momenti di crisi. La nostra energia che viene riequilibrata in campo olistico segue regole che spesso non coincidono con le nostre aspettative. Per star meglio per forza di cose dobbiamo cambiare qualcosa e non sempre uscire da una zona di comfort è piacevole.
Nei percorsi olistici, non lavora solo l’operatore. È un lavoro dove il ricevente deve prendere atto di sé e della propria responsabilità personale verso il proprio benessere.
L’operatore dà il là ad un cambio di ritmo energetico che la persona dovrebbe tentare di mantenere nel quotidiano. Non esiste una bacchetta magica e talvolta il fallimento di un percorso nasce da un atteggiamento nella quotidianità che non si può, non si vuole, non si riesce a cambiare.
Il primo vero grande successo di un operatore olistico sta nel convincere la persona a volersi bene, ad accettarsi e spesso a perdonarsi.
È un gioco di ruoli dove l’empatia e la comunicazione non verbale la fanno da padroni: se a pelle l’operatore non vi piace, non vi ispira fiducia cambiate! Non è detto che se la vostra migliore amica si sia trovata benissimo lo stesso vale per voi.
Un percorso olistico mette in atto una serie di meccanismi che portano all’attivazione dei principi di autoguarigione del corpo, ma tutto parte dall’ effettiva voglia di voler uscire da una situazione.
In generale, prima di iniziare un percorso cercare di capire se davvero volete cambiare e se siete pronti per farlo. È una scelta personale che vi arriverà spontanea se e quando sarà il momento giusto. E per esperienza, se dovete farvi troppe domande, troppi perché e per come di solito non è il momento giusto.
Vi abbraccio!
Elena
3 Comments
Una bellissima spiegazione tante volte anche il “come comunichi “ è davvero importante.
Elena ha proprio offerto un bellissimo spunto di riflessione. Grazie
Grazie mille Alice!
Spettacolo .. spiegato il percorso in un sistema molto bello dove il ricevente non può fare altro che iniziare già con un sorriso e la mente aperta ad un approccio con l’operatore che sicuramente farà percepire il mondo olistico in modo perfetto