I problemi della vista sono sempre più diffusi ed accettati. Ricordo i primi occhiali messi all’elementari come un dramma, unica in tutta la classe. È passato qualche anno è vero, ma non poi così tanti, ed oggi guardandosi attorno ci si sente quasi più “normali” con un paio di occhiali.
Ammetto di aver superato in fretta il dramma da quattrocchi, mi vedo sicuramente più strana quando porto le lenti a contatto, quasi non mi riconosco. Per questo motivo non ho mai sentito la necessità di “fare” qualcosa per la mia miopia. In tanti anni, in diversi confronti con più operatori mi sono spesso sentita fare la domanda se facessi qualcosa per migliorare e abbandonare gli occhiali. La risposta è sempre stata no, fedele al mio personale concetto che se si vuole cambiare qualsiasi cosa di sé, occorre partire da un bisogno interiore e, nel mio caso, per la miopia, questo bisogno non l’ho ancora mai sentito. Un domani chissà. In ogni caso, in una visione alternativa del mio problema di vista non potevo non informarmi, leggere e pormi domande circa il metodo Bates.
William Bates era un oculista americano, nato nel 1860 e morto nel 1931. Lavorò tra Stati Uniti e Regno Uniti, sperimentando e protocollando un metodo particolare, innovativo e non scientificamente provato per ritornare a vedere senza occhiali. Il suo punto di partenza era il fatto che i difetti visivi si manifestano per un cattivo uso di due muscoli oculari e precisamente il muscolo oculare obliquo inferiore ed il muscolo oculare obliquo superiore. Alcune persone non sono capaci ad usare bene questi muscoli e diventano miopi, presbiti o astigmatismo. Dietro a questa incapacità di utilizzare muscoli che vengono visti funzionare e allenabili allo stesso modo di un quadricipite o un bicipite, c’è anche una precisa attitudine mentale che va modificata per risolvere il problema.
Agli occhi dei suoi colleghi Bates si dimostrò ignorante sulle nozioni di base di anatomia oculare e per questo venne radiato e portò avanti i suoi studi e i suoi esperimenti al di fuori della scienza medica.
Secondo Bates, i difetti visivi sono il risultato dello sforzo di vedere meglio. Per migliorare occorre evitare lo sforzo. In primis è necessario avere una mente riposata: si vede meglio quando si legge o studia qualcosa di interessante, mentre si vede peggio quando la mente cerca di sconfiggere la noia o la difficoltà nel finire un testo che non ci piace.
Poi consiglia una serie di esercizi da fare con costanza quotidiana per riposare gli occhi, per smettere di sforzarsi di mettere ad ogni costo a fuoco e per mobilizzare gli occhi allenando i muscoli e la visione a 360°.
Ha messo a punto un metodo di educazione visiva che parte da un lavoro su tutto il corpo e sulla mente. La capacità di non farsi dominare dal cervello e dalle emozioni e le abilità motorie favoriscono la buona visione.
Stare al sole, vedere alla luce piena del sole aiuta a migliorare la capacità visiva. Bates arrivò anche a consigliare una tecnica molto discussa e pericolosa: quella di fissare il sole direttamente ad occhi aperti.
Bates considerava dannosi gli occhiali da vista perché impigriscono ancora di più la persona e i suoi occhi, togliendo la capacità di migliorare e di uscire da questa situazione.
Gli unici “occhiali” che Bates accettò e mise a punto sono quelli stenopeici: hanno delle lenti di plastica scura tutte bucherellate che costringono gli occhi a far ginnastica per vedere e per mettere a fuoco.
Il Metodo Bates funziona? Non funziona? Dal mio punto di vista è un metodo particolare, nel pieno del concetto olistico, che va contro l’abc del funzionamento visivo studiato durante le ore di anatomia. Richiede voglia di mettersi in gioco, pratica e tanta costanza.
Se si rimane nel giusto, senza pretendere miracoli assurdi, se si mantiene uno spirito critico e si vuole provare… perché no?
Dalla mia vi posso dire che su di me gli occhiali stenopeici, quelle poche volte che li ho utilizzati, hanno dato un effetto rilassante soprattutto dopo ore ed ore passate al pc o sui libri.
Su tutto il resto… se avete provato, aspettiamo un vostro resoconto!
Vi abbraccio!
Elena