Il muscolo di braccio di ferro, quello che si mostra per gioco da bambini per far vedere che si è forti, che si ha i muscoli è il bicipite brachiale.
È il muscolo più grande tra quelli anteriori del braccio ed è, come ci suggerisce il nome, un muscolo biarticolare con un capo lungo ed uno breve.
Il capo lungo si trova sul lato ed ha un’origine intracapsulare perché inizia dal tubercolo sovra-glenoideo della scapola e dal labbro glenoide tramite un lungo tendine.
Il capo breve, invece, origina dal processo carcoideo e si unisce al capo lungo, formando un unico ventre muscolare sul terzo medio del braccio dove si inseriscono alla tuberosità dell’osso radio con un tendine. Da questo tendine ne parte un secondo che corre più in superficie e scende verso il polso unendosi con la fascia antibrachiale (il manicotto fibroso che avvolge tutti i muscoli dell’avambraccio).
Il bicipite brachiale è il principale flessore di braccio e avambraccio. La sua azione massima è massima con il gomito flesso a 90°.
Entra in gioco anche nel movimento di supinazione, di adduzione, abduzione e di rotazione interna del braccio. Insieme ad altri muscoli funge da stabilizzatore dell’articolazione scapolo-omerale, aiutando a far rimanere la testa dell’omero a contatto con la cavità glenoidea della scapola.
Flette il gomito e supina l’avambracci; il capo lungo aiuta nell’abduzione del braccio, mentre il capo corto partecipa alla flessione della spalla.
Questo suo grande capacità di movimento gli permette di non arrivare mai né al massimo allungo né alla massima contrazione, situazione che gli permette di mantenere sempre un buon quantitativo di forza.
Il nervo che va a dargli gli imput nervosi nasce dalla 5° e dalla 6° vertebra cervicale ed è il nervo muscolocutaneo.
Un bicipite brachiale allenato è sinonimo di un arto superiore, in generale, tonico e forte, in grado, quindi, di proteggere e limitare i danni all’articolazioni di spalla e gomito. Una lesione muscolare grave a questo muscolo diventa anche una minaccia per le articolazioni che si vedono “abbandonate” da un lavoratore così importante.
La lesione più grave che si può verificare nella zona è la rottura ( o anche solo l’infiammazione) del tendine, che crea un dolore molto più acuto ed invalidante – oltre che ad un gonfiore localizzato – rispetto alla semplice contrattura muscolare da sforzo.
Come sempre, quando si parla di muscoli, ma non solo, prevenire è meglio che curare: un allenamento preciso e mai eccessivo, con fasi di scarico, ci aiuterà a mantenerci sani.
Un abbraccio,
Elena
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