Il quarto chakra, il cui nome in sanscrito è Anahata, viene rappresentato con un loto a dodici petali di colore verde.
È il chakra del cuore e la traduzione del suo nome indica l’importante zona vitale di collocazione. Di fatti, Anahata si traduce come “non colpito” “non percosso” e pare che si riferisca al fatto che il cuore batta, suoni senza essere percosso da qualcosa di esterno, batte e basta ed il suo rumore ci permette la vita.
Nei dodici petali del loto (che in alcune tradizioni ayurvediche compaiono anche di colore rosso vermiglio anziché verde) appaiano delle lettere, che spesso spariscono in molte illustrazioni per semplificare il tutto.
Le lettere scritte sono KA, KHA, GA, GHA, NA, CA, CHA, JA, JHA, ÑA, TA e THA. Queste scritte simboleggiano i 12 sentimenti che minano l’equilibrio di questo chakra e su cui bisogna lavorare se si vuole migliorare il proprio scorrere energetico e vivere in armonia: lussuria, inganno, indecisione, rimorso, speranza, ansia, desiderio, imparzialità, arroganza, incompetenza, pregiudizio e disobbedienza.
L’armonia in questo chakra ci permette di amare l’altro, di renderci conto che per essere, per esistere abbiamo bisogno di emozioni positive e costruttive, di un percorso non individuale fatto con altre persone. Persone scelte, persone sulla nostra stessa lunghezza d’onda energetica, che ci compensino, che ci comprendano ma anche che ci esortino a migliorare noi stessi.
Il cammino che ci mostrano i chakra è un percorso di crescita personale continua, che inizia con il primo chakra della radice per culminare con il chakra della corona. Un cammino spesso rappresentato come un arcobaleno (i nostri 7 chakra principali hanno i colori dell’arcobaleno) alla cui fine si trova la pentola d’oro, che altro non è che la felicità di ciascuno di noi.
Il chakra del cuore si trova nel mezzo, tra quelli del basso che vanno a rinforzarci come individui unici e preziosi e quelli dall’alto, che ci portano a confrontarci e a perderci nella grandezza spirituale dell’universo.
L’insegnamento che ci passa da questa visione energetica è che per star bene dobbiamo essere consapevoli di noi, del nostro Io, di quello che proviamo, di quello in cui crediamo, ma poi dobbiamo anche renderci conto che sì siamo unici, ma non indispensabili. Che siamo esseri speciali, ma in un Universo altrettanto e forse ancora più speciale che c’era prima di noi e rimarrà dopo di noi. Il nostro compito è dare qualcosa di buono a questo Universo, in modo di lasciare una nostra impronta, un nostro contributo ancorché piccolo.
Per far questo, per passare dall’Io dei chakra inferiori, al Noi del mondo, dobbiamo transitare dall’armonia del quarto chakra, quello dei sentimenti e dell’amore.
È importante lavorare su di noi per sbloccare, per fare evolvere emozioni negative che bloccano la nostra crescita personale.
“Un abbraccio vuol dire tu non sei una minaccia. Non ho paura di starti così vicino. Posso rilassarmi, sentirmi a casa. Sono protetto e qualcuno mi comprende. La tradizione dice che quando ci abbracciamo in modo sincero, guadagniamo un giorno di vita.”
In queste parole di Paulo Coelho io ci trovo il significato del quarto chakra, la fiducia cieca in qualcuno al di fuori di noi.
Quando ci abbracciamo i nostri chakra del cuore si sfiorano, si emozionano insieme. Nell’abbraccio c’è un completo attimo di abbandono, un porto sicuro in cui trovare sollievo, quiete nella tempesta di pensieri e situazioni quotidiane.
Non si abbraccia chiunque, il nostro inconscio non ci permette di fare sfiorare un punto energetico così importante a chiunque.
Per questo, probabilmente, in questi giorni ci mancano gli abbracci, quelli veri, quelli che ci fanno sentire protetti da tutto e tutti.
Un abbraccio,
Elena