L’esperienza che vi voglio raccontare risale alla scorsa calda estate e parla di una donna provata profondamente dall’eccessivo controllo che si auto imponeva a livello fisico ed emozionale.
Minuta, fisico da ex agonista, venne da me per un problema di ritenzione idrica e senso di peso agli arti inferiori: aveva già provato mille e più tipi di trattamenti drenanti, aveva già assunto uno svariato numero di integratori, anche su indicazione medica, era già stata da un chirurgo vascolare che aveva escluso problemi clinici… Ne aveva già, effettivamente, provate di tutti i colori ed ora cercava un punto di vista diverso per questa sensazione di peso e gonfiore che la perseguitava da qualche anno per acutizzarsi, ovviamente, nei mesi più caldi.
La ritenzione idrica è un malessere piuttosto conosciuto, soprattutto in campo femminile. Ci sono studi che sostengono che circa il 30% delle donne italiane soffrono di caviglie gonfie, dolori ai polpacci, ristagno linfatico. In alcuni casi può essere segno di gravi patologie a livello cardiaco e renale, spesso, però, è solo indice di problematiche più lievi, soprattutto nelle persone più giovani.
Diciamo che, con questo termine, si indica la tendenza del corpo a trattenere liquidi che si vanno ad insinuare e ad accumulare negli spazi interstiziali. È questo accumulo che crea un gonfiore più o meno visibile (in base alla gravità del problema) che si evidenzia soprattutto a livello degli arti inferiori. Sono liquidi che di solito vengono smaltiti dal sistema venoso e linfatico, ma che ristagnano a causa di uno stile di vita sedentario, di un’alimentazione scorretta, di problemi ormonali, di cure farmacologiche. Sempre per statistica, il più delle volte correggendo lo stile di vita si hanno notevoli miglioramenti.
Nel caso di Rita – nome di fantasia – lo stile di vita sembrava già essere quello ideale. Nel corso del nostro colloquio conoscitivo, mi parlava di una vita attiva con sport regolare e vario (in alcuni casi lo sport eccessivo e dai movimenti ripetuti può causare ritenzione idrica) ed un’alimentazione più che attenta e controllata. In sostanza, Rita aveva già studiato tutto lo scibile circa il suo problema e messo in atto tutti i vari consigli dei vari specialisti a più livelli e in più campi consultati.
La sua domanda era: “Non bevo, non fumo, non prendo farmaci, mangio bene, faccio movimento il giusto, la mia vita sembra uno spot del vivere bene… perché ho le gambe sempre così sofferenti?” E non si trattava di un problema estetico, ma proprio di fastidio e di malessere.
Mi parlava di lei, del suo quotidiano e io notavo i suoi movimenti rigidi, la sua postura studiata, le sue parole misurate ad una ad una. Non un’emozione rivelata, non una nota anche solo di insofferenza per la sua sensazione di malessere.
Nel raccontarmi la sua quotidianità, mi raccontava una routine fitta di impegni e di obblighi autoimposti, trapelava una necessità di tenere tutto sotto controllo.
Alla domanda di come viva gli imprevisti, mi rispondeva che erano un qualcosa di non previsto nella sua vita, che nulla era lasciato al caso, per cui gli imprevisti non potevano capitarle.
La mia visione olistica di Rita mi suggeriva di vedere il trattenere liquidi e tossine come una risposta del corpo a questa eccessiva necessità di tenere tutto sotto controllo, imponendosi una dieta ferrea, che non lasciava spazio ai sapori, e allenamenti mirati, vari, sicuramente studiati bene, ma mai fatti per la voglia di muoversi.
La dimostrazione pratica del Fiore di Bach Rock Water, l’unico rimedio floreale che non arriva da un fiore, ma dall’acqua di roccia. È il rimedio che cerca di donare una certa apertura mentale ed affettiva.
Il percorso mio di Rita è stato un mix di floriterapia, per l’appunto, e di massaggio californiano, che con il tocco cerca di dare al sé una nuova dimensione, un nuovo modo di cogliersi e di esprimersi.
Il cammino ha funzionato, anche piuttosto velocemente e con soddisfazione da parte di entrambe… ma d’altra parte, per una che ha tutto calcolato… Rita era venuta a cercare un naturopata per un approccio differente, era già pronta a sentirsi dire che doveva cambiare atteggiamento. Non sapeva come, ma aveva già una vaga idea di dover intraprendere un qualcosa di molto diverso.
L’approccio olistico è questo, in fondo, dare una luce diversa dal solito, suggerire una soluzione differente.
Un sorriso!
Elena