Quella che vi voglio raccontare oggi non è un’esperienza olistica nata in studio, ma una serie di ragionamenti nati in una lezione in aula mentre affrontavamo la teoria dei chakra, il racconto di vita di una corsista, che ha afferrato il concetto di teoria energetica ed è riuscito a capire il perché di certe sue problematiche.
Abbiamo già parlato in lungo ed in largo del primo chakra, il chakra della radice che ci lega alla Terra, alle origini, alla stabilità materiale del nostro Essere. Il chakra che inizia a svilupparsi quando ancora siamo nel ventre materno per arrivare a maturazione nei primi mesi di vita.
È il chakra che ci dà solidità, sicurezze, certezze: le radici appunto su cui poi far crescere i rami della nostra vita, far fiorire fiori e dar luce a frutti puntando verso il Cielo, verso la nostra massima realizzazione spirituale come persona. Nella parte fisica del nostro corpo il primo chakra si manifesta nei nostri arti inferiori e tutte le problematiche relative alle gambe sono riconducibili a livello energetico al primo chakra.
Elisa è una donna di 40 anni con una vita soddisfacente e il sorriso stampato in faccia. Sprizza simpatia e non le mancano energia e vitalità. Ha voglia di dare una lettura energetica al suo “problema” (non una malattia, ma un fastidio) e si presta con sincerità a “caso umano” da usare in aula.
Normopeso, sportiva senza mai esser stata un’agonista, alta, alimentazione sana, nessun farmaco, nessuna patologia medica, racconta di soffrire da anni di ritenzione idrica e soprattutto di avere le gambe costellate di capillari (dall’età di 15 anni). Per l’appunto niente di patologico, ma oltretutto nella sua vita tutte le piccole magagne di salute sono state agli arti inferiori: caviglie slogate, dolore al ginocchio, crampi al polpaccio soprattutto in periodo di forte stress. Se i muscoli della parte alta del corpo con il giusto allenamento si delineano bene, quelli delle gambe rimangono sempre nascosti sotto uno stratto di ciccia (obbiettivamente non così ciccia come si vede lei, ma sicuramente muscoli meno allenati rispetto a braccia e addominali) e di ritenzione idrica.
Per l’appunto, tutto riconducibile al primo chakra. Ma la sua domanda è: da dove è nato il tutto? Perché a me si è creato questo come punto debole?
Domandando, chiacchierando, Elisa ci racconta un paio di situazioni della sua infanzia che appaiono come significativi in chiave energetica. Verso i due anni aveva dovuto lasciare in fretta e furia casa a causa di una frana, la casa era stata inagibile per un periodo e dopo qualche lavoro, erano potuti rientrare ma suo padre aveva continuato a considerarla poco sicura e vivere in allerta ad ogni pioggia un pochino più intensa. La madre, invece, considerava la casa piccola, arredata male, ma non apportava modifiche perché era stata la casa dei suoceri, la cui presenza aleggiava ancora nell’aria. Elisa non aveva mai potuto chiamare amici e compagni di scuola a casa, perché i genitori reputavano l’abitazione “non adatta”. In più, non aveva uno spazio suo, aveva sempre diviso la stanza con le due sorelle, senza possibilità di trovare un rifugio, una tana solo sua, un posto da personalizzare.
Inoltre, Elisa passava le sue giornate feriali a casa della nonna in un paese vicino: finita le scuole elementari e medie si recava sempre da lei e ci rimaneva fino a dopo cena, perché i genitori lavoravano fino a tardi.
La nonna teneva ai suoi spazi e trasmetteva ad Elisa la tensione dell’ospite poco gradito, non le dava libertà di sentirsi “libera come a casa sua”.
Un sorriso,
Elena