Chiunque sia donna e abbia superato l’età della giovinezza spensierata sulla cellulite e la famosa ritenzione idrica sa più o meno tutto: come si forma, perché si forma, quali sono gli atteggiamenti quotidiani da evitare, quale l’alimentazione migliore…
Ha già provato, in base ai i tempi a disposizione e alle sue risorse economiche, un po’ di tutto: creme, cremine, trattamenti estetici o trattamenti medici, palestra, allenamenti mirati… Insomma sul mondo della ritenzione idrica, più o meno siamo tutte informate e siamo quasi tutte tirate in mezzo a quello che non è solo un problema estetico ma anche una sensazione di malessere che non ci fa star bene con le nostre gambe e con il nostro corpo.
In una visione olistica globale, ogni forma di malessere può essere ricondotta su un piano energetico.
Anche nel caso della ritenzione idrica, quindi, si può pensare di leggere la situazione da un punto di vista diverso, un qualcosa che può aiutare ad affrontare il tutto aprendoci delle chiavi di lettura non usuali.
L’elemento acqua per la teoria dei chakra è collegato al secondo chakra, il vortice dell’ombelico dal colore arancione.
Il chakra dell’acqua che scorre come un fiume verso nuovi inizi, nuovi obiettivi; acqua che non si può bloccare perché altrimenti si rischiano disagi fisici ed emozionale. È il chakra che sta bene se ci lasciamo andare, se riusciamo a perdere il controllo delle situazioni e di noi senza andare in ansia o in paranoia.
Svadhisthana, questo il suo nome, è il centro energetico del saper apprezzare la vita in tutte le sue sfumature.
Quando uno di questi aspetti vacilla, l’energia in questa zona va in sofferenza e il corpo esprime un malessere, che può appunto anche manifestarsi sotto forma di ritenzione idrica.
Se poi, il tutto è focalizzato agli arti inferiori, questi sono di competenza del primo chakra, quello della radice, dell’attaccamento al nostro Io materiale e alle nostre origini.
Se vogliamo, quindi, dare un’interpretazione energetica alle gambe provate dalla ritenzione idrica possiamo vedere una non capacità di lasciarsi andare alle emozioni, magari data da un’educazione rigida, e una scarsa capacità di fluire, di scorrere, di lasciare il vecchio per il nuovo. Quasi come se le nostre gambe si facessero pesanti per non permetterci di procedere verso la nostra meta.
Oltre al tutto già noto, se vogliamo affrontare il problema sfruttando il punto di vista dei chakra, va da sé che lo yoga può essere una valida soluzione. Chakra e yoga sono due elementi di un unico mondo millenario, quello indiano, che trovano l’armonia e la soluzione di ogni malessere nella pratica quotidiana. Pratica di yoga che non è sport, non è esasperazione, ma ascolto del proprio corpo per andare oltre ai propri limiti, per ascoltarsi e capirsi.
La posizione della candela, del cane che guarda in basso e dell’aquila vengono indicate tra le migliori asana per cercare di armonizzare la situazione. In realtà, qualsiasi pratica ci può far bene anche perché i chakra sono tutti collegati tra loro e l’importante è far fluire l’energia.
Ovviamente ci vuole costanza, soprattutto se il problema è presente da tempo, segnale che lo squilibrio energetico è radicato in noi. È un lavoro intenso non solo sul piano fisico, ma anche sulla consapevolezza di sé. Però dopo tanti tentativi… perché non provare anche questo approccio?
Un sorriso,
Elena