L’ascolto è una parte fondamentale del lavoro olistico, che in parte si può imparare ma in parte è innata.
Ascoltare, prestare attenzione è il primo passo per entrare in sintonia con il ricevente e da lì iniziare a costruire un percorso che porta al cambiamento.
La parte forse più difficile è divedere il nostro essere persona con le nostre idee, i nostri pensieri, i nostri ideali e i nostri problemi dal nostro essere operatori olistici.
Sicuramente, tanto per fare un esempio, è difficile dar peso ad una persona che si sta abbattendo per un leggero disagio fisico se noi stiamo vivendo un periodo veramente difficile a livello di salute. Così come sarà complesso fare d’appoggio, sempre per fare un esempio, a una persona che è indecisa tra due amori, se noi siamo stati traditi e facciamo delle lealtà di coppia un fatto imprescindibile.
Dovremmo riuscire ad ascoltare senza giudicare per cercare di fornire un aiuto verso il cambiamento voluto e cercato dalla persona e non influenzato dal nostro modo di pensare. Se non ci riuscissimo, dovremmo valutare di dire alla persona che non siamo l’operatore più adatto per la situazione; e spesso dire di no è il modo profondo del nostro essere professionali.
La cosa più difficile, il non giudicare, diventa, però, anche la parte più affascinante del nostro lavoro perché ci permette di vivere più vite, di vedere più punti di vista e di crescere come persone.
Un modo particolare che abbiamo a disposizione per ascoltare è quello energetico, captare l’energia della persona in modo da capire situazioni che a parole non vengono esternate. Il tocco olistico è energetico nella quasi totalità delle tecniche manuali e riesce a smuovere situazioni più con il non detto che con il detto. È una parte di ascolto complesso, dove l’operatore può “sentire” se ha passato giorni ed ore a far pratica. È un ascolto con le mani e con il cuore, dove la testa al massimo elabora le sensazioni per dare un feed back a parole. Il massaggio è ascolto, così come lo shiatsu, la riflessologia, il reiki… è l’ascolto più profondo dove non solo ascoltiamo noi, ma portiamo la persona ad ascoltare se stessa.
E come spesso accade il silenzio vale più di tante parole; se si crea empatia nell’ascolto energetico si può andare avanti insieme in un percorso verso il cambiamento senza aver bisogno di ulteriori parole.
L’energia fa, più che parlare…
E poi c’è un tipo di ascolto che dovremmo rivolgere a noi stessi, per capire come stiamo, se stiamo lavorando con soddisfazione e gioia in quel che facciamo…
Se non siamo capaci di ascoltare noi stessi e gli altri, se ci rendiamo conto di essere sordi, forse diventa opportuno prendersi una pausa per ritrovarci.
Un sorriso!
Elena