Nel lavoro olistico spesso e volentieri si cerca di fare un patto tra operatore e ricevente che prevede la costanza. In una società che si aspetta di avere tutto quasi subito, diventa difficile aver pazienza e tempo per vedere arrivare i risultati e soprattutto per fissarli e renderli il più possibile duraturi. Per questo, in modo piuttosto perentorio, all’inizio di un percorso vi chiediamo di darci tempo, di darci fiducia e di avere costanza. Perché fare un trattamento ogni morte di papa, può aver senso ma non sempre.
All’inizio della mia “carriera” professionale, ci rimanevo male quando questa costanza svaniva come neve al sole, magari proprio quando si iniziavano ad apprezzare i risultati; poi con la vecchiaia si capisce che certe cose non dipendono da noi e si cerca di agire d’astuzia! 😊
Una decina di anni fa, per caso, trascinata dai miei maestri di yoga mi trovai ad un seminario sui 5 Tibetani, senza neanche sapere cosa fossero. Ero in un periodo con qualche acciacco fisico e qualche paranoia mentale e mi colpì l’introduzione teorica al seminario. Secondo l’insegnante la pratica quotidiana di questi 5 esercizi, ognuno ripetuto per 21 volte, portava innumerevoli benefici: aumento dell’energia, chiarezza mentale, flessibilità muscolare, migliore ossigenazione del corpo, riduzione dello stress e maggiore equilibrio mentale. Sosteneva che questi esercizi possano essere un elisir di lunga vita felice.
Ero scettica, come quasi sempre, ma qualcosa mi colpì e mi impegnai dopo il seminario a provare per un mese. Funzionò e parecchio.
Da quell’esperienza, quando incontro qualcuno che non mi pare aver costanza oppure ha una vita talmente caotica da non riuscire a quadrare con i mille impegni, gli chiedo se vuole provare con una pratica di circa 20 minuti da fare in autonomia al mattino. Si perché i 5 Tibetani vanno a riequilibrare i 7 chakra e, di conseguenza, mettono a posto quasi tutto.
In parole povere i 5 Tibetani sono esercizi di stretching e sforzo isometrico abbinati ad un controllo della respirazione. Sono esercizi che prendono spunto da posizione dello yoga e che richiedono una grande attenzione, presenza e consapevolezza nella pratica: ed è qui il segreto di questi esercizi che ti impongono di trovare una tua centratura. Vengono definiti riti proprio perché come un rituale aiutano a trovare una sacralità nel nostro essere per iniziare a “guarire” sia nel corpo che nella mente.
Fu lo statunitense Peter Kelder a rivelare all’Occidente questi esercizi con un libro pubblicato nel 1939. Kelder racconta di aver saputo da un ufficiale britannico, un certo Bradford, dell’esistenza di un monastero tibetano dove aveva trovato il segreto dell’eterna giovinezza. Il segreto era in questi 5 esercizi, che, secondo la tradizione, avrebbero più di 2500 anni. Qualcuno sostenne che Bradford e Kelder fossero la stessa persona, qualcun altro fece notare che nessuno in Tibet riconosce come autentiche tibetane questi esercizi. Fatto sta che tante da allora sono le testimonianze di persone entusiaste di questi 5 esercizi.
Non sono esercizi complicati, la difficoltà sta nell’arrivare a fare le 21 ripetizioni, ma è un allenamento graduale più mentale che fisico.
Li consiglio spesso perché li trovi semplici da memorizzare e hanno in sé un qualcosa di mistico che porta a far pace con se stessi, a ritrovare armonia e voglia di cambiamento.
Se li provate… fateci sapere! Non vi descrivo qui gli esercizi perché vale la pena di scoprirli leggendo il libro di Kelder!
Un sorriso!
Elena