Il bello di essere un operatore naturopata è che non ti annoi mai: la gente ti porta sempre spunti e vissuti per rimodulare tutto il tuo sapere e convincerti sempre di più che ne sai davvero poco e che l’unica è continuare a studiare.
Durante una seduta di riflessologia plantare, Beatrice, una mia cliente di quelle che ti fa amare ancora di più il proprio lavoro, mi chiede di aiutarla su un problema non tanto inerente al mondo olistico, ma che la rende nervosa durante la giornata e alla fine influisce sul suo stato di benessere. E, quindi, alla fine è un problema olistico.
Beatrice, neuropsicomotricista, affitta da una logopedista che è diventata anche quasi collega di lavoro, operando nella stessa struttura, pur occupandosi di pazienti diversi. Fatto sta che la vede a casa, perché abita sopra di lei, la vede al lavoro e non la sopporta più.
È un sentimento viscerale, un qualcosa di istintivo e poco razionale.
Non sopporta la sua voce da oca, non regge la poca capacità logica e non accetta l’egoismo esponenziale che la porta a vivere nella palazzina di cui è proprietaria come se fosse l’unica abitante, quando, invece, riceve l’affitto da altre 3 persone.
Beatrice mi racconta una serie di aneddoti, dove emerge un ritratto piuttosto netto di questa collega-padrona di casa, che chiameremo Fabiana.
Fabiana è piuttosto ignorante, sebbene laureata (fidatevi, non vi sto a raccontare, ma non mi pare un fulmine di guerra), è di famiglia più che benestante e non perde occasione per mostrare il fatto che lavora per passatempo. I suoi vestiti costano in media uno stipendio di Beatrice, le sue vacanze sono sempre da sogno. La cosa che Beatrice più non sopporta di Fabiana è che sia sempre lì a piangersi addosso, dicendo che è stanca, che tutto grava sulle sue spalle e lamenta ogni giorno un acciacco nuovo.
Beatrice ama la sua vita, lavora tanto davvero, ma è fondamentalmente felice. Il suo dilemma interiore sulla questione è capire perché non sopporta così tanto Fabiana. Perché non si sente gelosa, non vorrebbe la sua vita, il suo compagno, non vorrebbe neanche il suo conto in banca. Beatrice è una che si è fatta da sé, che non ha mai avuto troppi aiuti e tendenzialmente non ricorda di essere mai stato così “scossa” da una persona. E quello che le spiace è che, alla fine, per questa non sopportazione, il mal di stomaco viene a lei ed è sempre solo lei che si trova a pranzare con il nervoso quando al lavoro devono dividere gli spazi comuni.
La domanda di Beatrice è un semplice: “Perché??”
Inizio a spiegare a Beatrice un po’ di teorie olistiche, spaziando dall’antico al moderno. Le dico che ognuno di noi è energia che si relaziona con l’altro e che probabilmente le loro due fanno a cazzotti. Le dico che per la Floriterapia di Bach lei è sicuramente un carattere Olm, forte, coraggioso, instancabile; e che Fabiana la vedo un po’ più come Heather, che sente la necessità continua di un palcoscenico.
Poi le dico che ci sono teorie emozionali che sostengono che non sopportiamo o chi è simile ad un nostro lato che non accettiamo (ma non penso sia questo il caso) oppure chi ci ricorda una ferita del passato non rimarginata.
E, qui, Beatrice si illumina: Fabiana è uguale caratterialmente a sua sorella. E mi parla di questo rapporto di gelosia tra sorelle che negli ultimi anni non è più emersa perché, semplicemente, non si parlano da tempo, come se fossero due estranee.
Le spiego che il mondo olistico non è psicologia, che dal mio punto di vista, non deve per forza risolvere il problema, però se sta male deve trovare una soluzione. Potrebbe allontanarsi o potrebbe “semplicemente” prendere atto che Fabiana non è sua sorella e che non deve per forza diventare sua amica.
Per aiutarla le ho insegnato un paio di tecniche di visualizzazione che aiutano a creare un muro tra noi e chi non sopportiamo, un modo per isolarsi da chi non ci piace.
A Beatrice, per ora, bastava quello. Poi un giorno, chissà, magari riprenderà in mano la questione familiare, ma lì non sarà più compito mio…
Un sorriso!
Elena