Prendo spunto da un messaggio privato arrivato ieri e vi parlo di cicatrici, un argomento che prima o poi ogni massaggiatore si trova ad affrontare.
A livello energetico, la cicatrice è un’interruzione del percorso dell’energia vitale, che può in qualche modo essere rimarginata se si elabora in modo corretto e completo il trauma, se lo si accetta e se comprende che quella zona del corpo rimarrà sempre un pochino più in deficit rispetto al resto del corpo. C’è stato un danno, lo si è subito ma è un segno di un evento della vita che ci ha segnato, se lo si comprende, l’energia troverà un modo per fluire. E, a livello energetico, è questo che fa la differenza tra una cicatrice bella e una che continua a far male anche dopo tanto tempo.
E sul piano fisico?
La cicatrice è un tessuto fibroso che il nostro corpo forma per riparare una lesione, è causata da una proliferazione del derma e dall’epidermide e forma un segno sulla pelle.
La cicatrizzazione, quindi, è un fenomeno naturale attraverso il quale il nostro corpo cerca di rimarginare il danno e di ricostruire il tessuto lesionato.
Questo processo viene suddiviso in tre fasi. La prima ha una durata che va dai 2 ai 4 giorni, è il momento in cui si forma il coagulo che blocca il sanguinamento ed è il momento in cui si attivano le difese immunitarie per combattere corpi estranei ed infezioni. La ferita ha una fase di contrazione, in modo che si riduca lo spazio da rimarginare dal nuovo tessuto.
La seconda fase che dura da 10 a 15 giorni vede la formazione del tessuto di granulazione, formato da macrofagi, fibroblasti (che producono collagene ed elastina) e da una redi di vasi nuovi. Le cellule dell’epitelio iniziano a formarsi più velocemente e la ferita si contrae permettendo alla chiusura dei bordi. È la fase più importante per il discorso estetico.
La terza fase ha una durata che va da due mesi a due anni: si ha un continuo rimodellarsi di collagene ed elastina, la cicatrice cambia lentamente fino a rimodellarsi quasi del tutto e a scomparire in alcuni suoi tratti.
La cicatrice di prassi è liscia e di colore diverso rispetto alla pelle delle zone intorno. Non presenta peli né zone ghiandolari. Può essere allo stesso livello del resto della cute, oppure in rilievo o infossata. Il tessuto che cerca di riparare il danno non è uguale di al tessuto preesistente e di solito ha una sensibilità diversa.
Ovviamente noi siamo portati a pensare alle classiche cicatrici cutanee, ma ci sono cicatrici anche a livello osseo o anche a livello del cuore a causa di un infarto, ad esempio.
Una cicatrice con poco tessuto viene definita atrofica, appare infossata e ha un tessuto riparatore di minore forza ed elasticità.
Una cicatrice viene definita ipertrofica quando è ampia, spessa, sollevata. È causata da un’eccessiva produzione di collagene, la pelle appare meno flessibile, il tessuto cicatrizzante è più spesso ed in fase iniziale appare sollevata e rossa, cosa che indica la tensione che ha intorno.
I cheloidi, invece, sono noduli che si sviluppano e continuano a svilupparsi anche dopo che la ferita è guarita. In questo modo si va a creare un accumulo di tessuto cicatriziale che diventa, intanto, più esteso rispetto ad una cicatrice ipertrofica e poi, soprattutto, non regrediscono spontaneamente.
Un sorriso,
Elena