La maggior parte delle persone vedono nel massaggio un modo per allentare le tensioni, per salutare qualche contrattura muscolare e ritrovare una migliore fluidità muscolare.
Per Mattia, un mio cliente, è sempre stato così: il massaggio gli era necessario per alleggerire muscoli provati da ore passate in macchina e al pc, con uno stress e dei ritmi notevoli a causa del suo lavoro.
Un paio di settimane fa Mattia arriva da me in studio particolarmente provato: una settimana di lavoro intensa e piena di problemi, qualche bega familiare e la sua mente è andata in tilt.
Mi racconta che è esausto, dorme poco e male, ma soprattutto ha un fluire di pensieri continuo, non riesce a staccare la testa e inizia a dimenticare cose, ad esplodere per un non nulla. A volte gli diventa quasi difficile parlare, articolare le parole più giuste. Il tutto, ovviamente, in un momento in cui di ferie non se ne parla e di mutua men che meno perché fa parte del famoso popolo delle partite iva.
Insomma è vicino al tracollo e non sa più come fare.
Gli parlo di tecniche di massaggio diverse da quelle decontratturanti che di solito sperimenta lui; di massaggi dove si sfrutta il contatto con la cute per comunicare tranquillità alla mente.
Gli racconto la storia del massaggio Californiano, nato all’Istituto Esalen negli anni 70 del secolo scorso, proprio con lo scopo di lavorare su situazioni di ansia, di tensioni, di stress attraverso il massaggio.
Il massaggio californiano è dato da una sequenza avvolgente, lenta, ritmata che evoca il cullare delle onde del mare. Una sequenza a circuiti dove tutto il corpo viene coinvolto nell’insieme, senza andare per zone: si parte dai piedi e si torna ai piedi e in mezzo si cambiano le manovre e la sequenzialità di azione.
È un massaggio dove l’oliatura diventa fondamentale, perché permette il giusto fluire e allo stesso tempo fa da involucro, isola la persona dall’esterno e dai suoi problemi.
In questo modo, ci “si perde” nel massaggio, si seguono le mani dell’operatore e il cervello stacca, per poi tornare con nuove energie, nuovi pensieri e punti di vista.
“Che dici, Mattia, proviamo?”
Il cambio di tocco tra un decontratturante e un massaggio di tipo psicosomatico – come spesso viene anche definito – è notevole. Chi non ha mai provato un trattamento olistico di questo tipo rimane spiazzato, soprattutto se è una persona che cerca di avere tutto sempre sotto controllo.
A mio avviso anche la musica diventa fondamentale in questo modo di lavorare, per essere ancora più evocativi, ancora più avvolgenti e portare la persona in un’altra dimensione, in modo che possa trovare la tregua da una mente così affaticata.
Di solito uso un sottofondo musicale con le onde del mare, per dare ancora di più l’idea di essere cullati dall’acqua salata che ti aiuta a galleggiare e ti porta al largo, ma senza ansia, senza paure.
Nel caso di Mattia, l’esperimento è perfettamente riuscito: gli è sembrato di volare altrove, si è sentito leggero, la mente ha taciuto per un’ora.
A fine trattamento si è sentito ricaricato, riposato, gli sembrava di vedere tutto più nitido.
Se vi sentite “alla frutta”, quasi allo sfinimento, provate a concedervi un trattamento di questo tipo. La sostanza del termine olistico è anche qua.
Un sorriso,
Elena