Oggi vi volevo raccontare un percorso di riflessologia plantare che ha dato ad una persona la possibilità di ritrovare un pochino di leggerezza nel quotidiano.
Giuseppe – nome di fantasia – è arrivato da me ad inizio anno con tutta una serie di problemi fisici che si trascinavano da un paio di anni: difficoltà a dormire, gastrite, problemi vari intestinali, dorsalgia. Tutti problemi già affrontati con il medico curante e la richiesta di un ciclo di sedute di riflessologia plantare arriva per cercare di riequilibrare un sistema energetico andato decisamente in tilt. Niente pretese di miracoli, ma un modo per far un attimo pace con il proprio corpo.
La prima seduta vale come momento di conoscenza, si capisce il piede, lo si “legge” e spesso si scopre che non c’è una vera corrispondenza tra ciò che la persona dice e quello che il piede mostra.
Nel caso di Giuseppe il piede non mostrava una sofferenza a livello di schiena per quanto lui parlasse di un dolore intenso da bloccare il movimento e da togliere il fiato: a livello muscolo scheletrico non ritrovavo nessun elemento né visivo né al tatto che potesse indicare un disequilibrio.
Anche l’apparato digerente non appariva così insofferente, qualche segno si, ma non una situazione cosi tragica come mi raccontava.
Quello che appariva piuttosto evidente era il sistema nervoso centrale e il punto riflesso del plesso solare.
A fine seduta, cerco di fargli capire con tatto – perché se uno sta male, non ama non essere compreso – che il suo piede non è messo così male.
Mi risponde che anche la sua dottoressa crede che lui non sia messo così tanto male, però lui soffre.
Decidiamo di provare per qualche seduta per vedere se ci sono margini di miglioramento almeno sulla fase sonno.
Il lavoro specifico sul punto riflesso del plesso solare, eseguito con pressioni profonde e rotazioni antiorarie, ha portato ad uno sblocco emotivo. Giuseppe, in special modo tra la terza e la quarta seduta a cadenza settimanale, ha preso consapevolezza di quanto i suoi malesseri fossero più dettati dalla paura di stare male che da un effettivo problema fisico: una forma di ipocondria. Parlandone, ma soprattutto, sbloccando la sua situazione energetica, ha avuto modo di rivivere gli ultimi mesi e capire che i malesseri derivavano da un qualcosa di mentale. Il piccolo problema, che per tanti sarebbe stato pressoché inesistente, nella sua testa era diventato sempre più presente e pressante.
Il lavoro sul piede, su quelle che sono le radici del nostro corpo, gli ha permesso di ancorarsi alla realtà, di prendere consapevolezza della sua situazione di malessere e di viverla con maggiore leggerezza. Cosa oltretutto fattibile, visto che a livello medico, nonostante i più esami, non fosse mai stato riscontrato nulla di così patologico.
Con Giuseppe abbiamo proseguito con ancora delle sedute di mantenimento a distanza di una decina di giorni una dall’altra, per un totale di 8 sedute. Dal quarto trattamento abbiamo abbinato la Floriterapia di Bach con Heather, Willow e Crab Apple.
Un sorriso!
Elena