Come preparare un infuso? Come fare un decotto? Ma soprattutto, quali sono le differenze fra i due?
Se vi venisse voglia di trattare un malessere, un fastidio o una patologia con i rimedi erboristici, avreste subito un grande dubbio: qual è la differenza fra infuso e decotto? Nonostante il successo di pasticche, capsule, tinture madri e gocce, infatti, i preparati secchi sono ancora il modo più comune per l’assunzione dei principi attivi terapeutici, contenuti nelle erbe officinali. D’altronde, impossibile resistere a una gradevole tisana!
Ma cos’è una tisana? Il termine deriva direttamente dal latino “ptisana”, la parola con cui gli abitanti dell’Impero Romano indicavano il decotto medicamentoso a base di orzo, utilizzato per rimettere in piedi, in breve tempo, tanto i gladiatori, quanto i soldati dell’Antica Roma. Il popolo, invece, vi ricorreva per aiutare i pazienti in via di guarigione a ritrovare rapidamente forza ed energia.
Nonostante la diffusione della moderna farmacopea, oggi sempre più persone ricorrono ai prodotti naturali per la preparazione di gustose ed efficaci tisane, che a seconda dei casi prendono la forma di infusi o decotti: ma quali sono le differenze?
Come abbiamo visto, la possibilità di assumere i principi attivi contenuti in foglie, fiori, cortecce e radici delle piante è conosciuta fin dai tempi più antichi. Anzi, per moltissimi secoli questo è stato l’unico rimedio terapeutico che i nostri progenitori avevano a loro disposizione. E ancora oggi, possiamo seguire i loro consigli per trattare un gran numero di disturbi e sintomi di varie patologie.
Volendo ricorrere all’estratto secco, vi sono essenzialmente due modi per estrarne i principi attivi: l’infusione e il decotto, che si differenziano per il modo in cui si preparano. Ma in realtà non solo: perché proprio a causa della metodologia utilizza, l’infuso sarà più adatto per le parti più delicate delle piante, come le foglie e i fiori, mentre il decotto si presta a sfruttare quelle più coriacee, come ad esempio la corteccia, le radici e i semi.
Per gli estratti secchi che contengono fiori e foglie, l’infuso è sufficiente. Vi basterà sminuzzare accuratamente le erbe officinali scelte ed immergerle in acqua calda, precedentemente portata ad ebollizione e tolta successivamente dal fuoco. Se poi riuscite a portare l’acqua a 95°, senza farle raggiungere il bollore, meglio ancora.
Una volta immerse le erbe nell’acqua calda, dovrete tenercele per almeno una ventina di minuti, il tempo necessario affinché i principi attivi possano trasferirsi nel liquido. Diverso, ovviamente, è il caso di un infuso aromatico, il cui scopo è solo quello di sorseggiare una bevanda gradevole al palato. In questo caso, 5 minuti di infusione saranno più che sufficienti.
Ricordate, inoltre, di assumere la bevanda in tempi brevi: è vero che potrete anche conservarla in una brocca, per tenerla sempre a portata di mano, ma sappiate che i principi attivi sono volatili, quindi la loro efficacia scomparirà nel giro di 24 ore.
Quando si parla di decotto, bisogna prevedere tempi più lunghi di preparazione, dal momento che al contrario dell’infuso, per la sua preparazione bisogna immergere le erbe officinali in acqua fredda, portarla ad ebollizione e far bollire il tutto, a fuoco lento, per circa 30 minuti. Dopodiché, prima di assumerlo, si consiglia di farlo riposare per almeno 10 minuti e, se necessario, dargli il tempo di raffreddarsi un po’.
A differenza dell’infuso, consigliato per il solo uso interno, il decotto può essere usato anche per la preparazione di impacchi terapeutici, da posizionare sopra la zona da trattare.
A conti fatti, quindi, la differenza fra infuso e decotto risiede solo nella sua preparazione. Rimane identico il principio terapeutico e l’efficacia, ormai confermata da numerosi studi, di molte erbe officinali.
Un ultimo consiglio: se decidete di ricorrere agli estratti secchi per prepararvi una tisana, evitate di mescolare più di 3-4 erbe fra di loro o, meglio ancora, chiedete consiglio ad un erborista.
Grazie a tutti!
Andrea