Non corriamo da sempre, abbiamo iniziato quasi senza accorgercene forse nel momento in cui siamo stati catapultati nel mondo “dei grandi”. Siamo sempre di corsa, sempre presi da una frenesia che non sappiamo neanche definire e, spesso, vedere. Da bambini non eravamo così: eravamo in grado di fermarci ad ammirare un fiore o una farfalla o un qualsiasi oggetto in grado di regalarci stupore.
Mi ricordo gli anni dei corsi a Milano… arrivavo in Centrale alle 8 della domenica mattina, assonnata e con quella sensazione di essere fuori posto, io, che vivo in provincia, senza metro e senza tram. Guardavo tutti intorno a me correre, spintonare, sentire quell’esigenza di arrivare prima. Prima di cosa poi… di domenica mattina alle 8 in mezzo alla nebbia di novembre… Ammetto che non capivo.
Poi gli anni sono passati e ho iniziato a correre anche io. Non so il perché devo essere sincera. Alla fine quello che devo fare, in una vita che non è poi così priva di impegni ed obblighi, posso farlo anche spingendo meno sull’acceleratore.
La scorsa settimana, a fine trattamento, mi sono messa a chiacchierare con Guido, un mio cliente di 85 anni, che ne dimostra 10 meno e che macina km su km a piedi tutti i giorni. Schiena ben dritta, sguardo fiero, una lucidità mentale ancora più giovane di quanto dimostri il suo fisico, parlare con lui è sempre una lezione di vita. Guido faceva il meccanico tessile in giro per il mondo, ha una figlia in Giappone e l’altra in Svezia. Ha perso il conto degli aerei che ha preso e dei chilometri che ha percorso in macchina o in treno.
“Ma ti rendi conto di quante albe e di quanti tramonti ci siamo persi?” Per cosa poi mi sono chiesta io. E abbiamo iniziato un elenco di osservazioni su quanto ci perdiamo ogni giorno correndo, una corsa che sembra quelle dei criceti sulla ruota, che non va da nessuna parte. Forse perché se non abbiamo la consapevolezza del qui ed ora e di quello che ci circonda la nostra corsa diventa un qualcosa di vano, un insieme di occasioni perse.
Correre così ci rende distratti. Quanti caffè presi di corsa in piedi al bar senza nemmeno gustarli? Quante colazioni ingurgitate che dopo 10 minuti non sappiamo neanche se abbiamo mangiato una brioche alla marmellata o alla crema? Quanti sorrisi non regalati a chi ci sta intorno? Quanti saluti di fretta scambiati senza neanche aspettare la risposta, perché poi magari l’altro ci bloccava e noi avevamo fretta?
E poi davvero… quante albe rosa ci siamo perse perché la mente era altrove, perché gli occhi erano già incollati sullo schermo dello smartphone al mattino presto? Chissà quando hanno messo quei fiori bianchi nell’aiuola del parcheggio che usiamo un giorno sì e l’altro pure?
“Ma ti rendi conto che non siamo più in grado di stupirci delle cose belle?” È come se fosse una perdita di tempo ammirare un’opera d’arte o anche solo un banale murales. Se ci va bene, ritroviamo un po’di stupore quando girovaghiamo in vacanza, se siamo già dei casi disperati siamo di corsa anche in vacanza…
Mio nonno mi diceva da piccolina di camminare all’indietro, per vedere il mondo in un’altra prospettiva: cambiavi punto di vista e vedevi aspetti che ti erano sfuggiti e ti stupivi anche solo camminando indietro sulla strada davanti casa.
“Ma soprattutto ti rendi conto di quanta gentilezza che non usiamo più? Non so voi ma io e Guido vediamo intorno a noi solo gente arrabbiata, pronta a scattare per un non nulla. Gente che se può ti taglia la strada per il solo gusto di farlo, gente che ti chiude la porta invece di tenertela quando entri in un negozio, gente che se ti cade una cosa per terra non fa neanche finta di aiutarti. Tanti buon giorno e buona sera non più detti, tanti favori che non ci costavano niente fare ma non fatti.
Perché vi racconto questo? Perché oggi 1° settembre 2021 è il terzo compleanno del nostro blog. E Guido mi racconta sempre che lui per il suo compleanno cerca sempre di prefissarsi un buon proposito da portare avanti fino al compleanno successivo. E allora mi prefiggo di correre meno, di darmi il tempo di guardare l’autunno che arriva, la luce che cambia, le foglie degli alberi diventare colorate. Di avere il tempo per notare e godere delle piccole cose, che tanto poi correre che serve? Mi prefiggo di essere più gentile verso gli altri, gli estranei che incontro ogni giorno. Come dice Guido: “Regala un sorriso al giorno ad un estraneo, senza un perché. È bello sai?”
Vi unite a me? Ci provate anche voi?
Sarebbe un bel regalo per il nostro compli-blog!
Un sorriso,
Elena