Quando eseguiamo un trattamento olistico è importante valutare anche la comunicazione non verbale, che spesso e volentieri dice di più di quella verbale.
Se una persona viene da noi in studio e ci appare chiusa, in protezione, diventa importante valutare il giusto trattamento da proporgli, spiegandogli il perché della nostra scelta. Se una persona si rilassa con un massaggio dal contatto mirato, diventa controproducente proporgli un massaggio californiano oppure olistico emozionale, ad esempio. Otterrà un maggiore beneficio da un massaggio zonale al piede o alla testa, magari.
Valutare anche il non detto è importante per fare la scelta più opportuna, ricordandoci che ognuno di noi ha un suo spazio vitale.
Questo termine che può sembrare strano a qualcuno indica proprio lo spazio interpersonale di cui abbiamo bisogno per vivere le nostre attività quotidiane con tranquillità. C’è chi reputa il metro di distanza mentre è in coda alla posta sufficiente e chi si sente soffocare dalla folla anche quando la persona più vicina è a due metri e mezzo.
Tendenzialmente in questa nostra necessità di spazio vitale c’è uno strascico del nostro essere animale: abbiamo un territorio che definiamo nostro e lo proteggiamo. Non si tratta solo di casa nostra, della nostra scrivania, del nostro lettino da massaggio. È anche e soprattutto quello spazio vicino a noi dove può entrare solo chi scegliamo noi: partener, amici, colleghi… pochi eletti o tanti a seconda di quanto sentiamo la necessità di proteggere il nostro spazio vitale o, per l’appunto, prossemico.
In linea di massima, si calcola che nella nostra cultura il nostro spazio vitale abbia un raggio che va dai 70cm al metro. Ma non stiamo parlando di una bolla sferica, piuttosto di un involucro con i contorni molto irregolari.
Se pensiamo alle nostre giornate da operatori, è un qualcosa che viviamo già. Ci sono persone che si fanno trattare la schiena in totale abbandono, ma guai a massaggiargli il volto. Ecco in un caso come questo, la persona ha necessità di tenere gli altri molto più lontano dal volto che dalla schiena.
Percepiamo delle zone del nostro corpo come più intime e non vogliamo intrusioni: tanto dipende dal nostro vissuto, tanto dalla nostra cultura e dal modo in cui ci hanno cresciuti.
Si calcola che nei paesi caldi lo spazio prossemico sia quasi nullo, mentre nei paesi freddi si arriva tranquillamente a considerare una distanza consona i 2 metri.
Lo spazio vitale viene suddiviso in 4 tipi: ci sono persone che facciamo entrare nel nostro spazio intimo, altre che posso accendere in quello personale, altre che teniamo ben lontane in quella che viene definita distanza pubblica.
In linea di massima queste distanze hanno le seguenti misure: la distanza intima va da 0 a 45 cm; la distanza personale da 45 cm a 1 m; quella sociale da 120 cm a due metri e la distanza pubblica dai due metri in su.
Ovvio che durante un trattamento olistico non si può tenere una distanza pubblica, ovvio anche che chi ci vuole tenere così lontani non verrà a fare un massaggio da noi…
Capire questi concetti ci aiuta non solo a trovare il trattamento giusto per il nostro cliente, ma anche a capire come salutarlo… ci sono clienti oramai diventati amici che si buttano in un abbraccio e chi finito il massaggio tiene istintivamente una distanza sociale. Rispettare queste esigenze di spazio è, dal mio punto di vista, fondamentale per aiutare la persona a stare meglio e a fidarsi di noi.
Un abbraccio,
Elena