Per calli e verruche, la celidonia è un potente rimedio naturale. E se la usano le rondini per curare i loro piccoli, allora potete crederci!
A vederla così, con i suoi ammiccanti fiori gialli che occhieggiano da cespugli e prati incolti, fa subito primavera. Ed infatti, è uno dei primi fiori che sboccia, annunciando l’arrivo della bella stagione. La Celidonia, però, sotto quell’aspetto delicato nasconde utili proprietà farmacologiche, talvolta tossiche, sfruttate dalla moderna erboristeria per trattare, in primis, porri e verruche.
Il significato del nome è poetico: molti studiosi, infatti, ritengono che derivi dalla parola greca Chelidon, che vuol direrondine, in quanto la fioritura della pianta coincide con l’arrivo alle nostre latitudine di questi magnifici uccelli. Secondo Maurice Mességué, erborista francese recentemente scomparso, il nome gli è invece stato conferito perché le rondini usano da sempre dei piccoli ramoscelli di Celidonia per favorire l’apertura degli occhi dei loro piccoli. Il lattice caustico che fuoriesce dai rametti della pianta, infatti, stimolerebbe tale processo, permettendo ai rondinini di vedere.
Lo stesso lattice che oggi viene sfruttato con successo dalla moderna erboristeria per la produzione di lozioni e pomate di Celidonia per il trattamento di porri, verruche, calli, acne, ma anche per intervenire su disturbi digestivi ed epato-vescicolari, su insonnia e artrite. Ma non senza mille precauzioni.
In passato, esattamente come accade ai nostri giorni, le proprietà della Celidonia venivano sfruttate per trattare problemi cutanei, scabbia inclusa. Ma anche per intervenire su disturbi legati al fegato, all’angina pectoris, all’asma e all’ipertensione. Grazie agli alcaloidi in essa contenuti , infatti, i medici del passato ritenevano di poter alleviare sintomi e guarire da alcune di queste patologie.
Oggi, proprio in virtù di quegli alcaloidi, la moderna farmacopea ha del tutto abbandonato l’utilizzo della Celidonia per uso interno, limitandosi a consigliarne l’uso locale. I principali alcaloidi di questa pianta, infatti, sono la berberina, la coptisina, la chelidonina e l’allocriptopina, tutti egualmente tossici e potenzialmente pericolosi per ogni organismo vivente. Sarà un caso che gli animali se ne tengono a debita distanza?
Ma questo fatto non deve spaventarvi. Se da un parte siete caldamente invitati a non assumere Celidonia fresca, ricorrendo a un rischioso fai-da-te, dall’altra vi interesserà sapere che in ogni erboristeria potrete trovare comodi preparati a base di questa pianta.
Anche per l’uso locale, come trattamento per porri, verruche e calli, meglio evitare di raccogliere il lattice dalla prima pianta di Celidonia che trovate. Piuttosto, recatevi in erboristeria ed acquistate un prodotto ad hoc, scegliendo fra lozioni, creme, unguenti ed estratti.
Per lenire i fastidi allo stomaco ed alleviare i disturbi epato-vescicolari, potrete invece preparare un infuso di Celidonia, acquistando dell’estratto secco. Ma ricordate: stiamo comunque parlando di una pianta tossica, quindi prima di fare di testa vostra, consultatevi sempre con un medico o con l’erborista di fiducia, che vi saprà consigliare la posologia più adatta a voi e al vostro caso.
L’estratto di Celidonia, invece, sarà perfetto per l’acne, le dermatosi e gli eczemi: vi basterà ricorrere a un semplice tamponamento della cute, avendo però cura di trattare solo le zone interessate, per evitare arrossamenti e irritazioni.
In ogni caso, tenete sempre conto che tra le controindicazioni della Celidonia c’è il divieto assoluto di assunzione per le donne in gravidanza, i bambini e per tutti coloro che soffrono di epatopatie.
Grazie a tutti!
Andrea