Ognuno di noi vive la sensazione del dolore in modo soggettivo e soprattutto sente i vari tipi di dolore in modo differente: c’è chi ben sopporta il mal di denti e chi, invece, lo patisce in modo che dall’esterno appare esagerato.
Il dolore viene definito come un’esperienza sensoriale, un’emozione sgradevole che viene elaborata dal nostro sistema nervoso centrale. È, quindi, un segnale che arriva dalla periferia del nostro corpo al cervello dando informazioni che quest’ultimo deve elaborare anche per darci la percezione di pericolo ed eventualmente farci scappare/reagire a quel dato pericolo. Anche se poco piacevole, quindi, il dolore è essenziale per la nostra sopravvivenza. Vi faccio un esempio: se non sentissimo il dolore che ci arreca un’ustione, non ci allontaneremmo magari dal fuoco e non faremmo propriamente una bella fine…
Possiamo vedere il dolore come un campanello di allarme che il nostro corpo attiva per permetterci di evitare un pericolo maggiore, un sistema di difesa che ci permette di attivarci per arrivare a curare il problema (se non sentissimo un mal di denti, non andremmo dal dentista a farci curare, e da qui le relative conseguenze).
Il nostro cervello elabora in continuazione stimoli attraverso milioni di recettori che abbiamo sparsi in tutto il corpo. I recettori non sono tutti del medesimo tipo: abbiamo recettori che percepiscono un’informazione meccanica (come una martellata sul dito), un’informazione relativa alla temperatura o alla presenza di un fattore chimico sia interno che esterno al corpo. I recettori si attivano davanti allo stimolo, si aprono e fanno entrare nella cellula le particelle con le informazioni. Ogni recettore sensoriale ha un suo ruolo e una sua dimensione e sono costituiti dalle terminazioni delle cellule nervose. Una volta che il recettore ha percepito la sensazione, l’impulso inizia il suo percorso attraverso il corpo per arrivare al midollo spinale e al cervello.
Se ci fanno un’anestesia, questa va ad annullare i recettori meccanici e per questo non avvertiamo dolore, almeno fino a quando il farmaco fa effetto.
La percezione e la sensibilità al dolore cambiano anche perché i recettori, visto il loro compito instancabile e continuo, si rigenerano e si ricambiano con estrema velocità.
Il cervello ha il compito, come dicevamo, di elaborare i vari segnali e di dar loro un’importanza. I segnali, che sono stati decriptati in sostanza chimiche rilasciate nelle sinapsi, vengono elaborati anche in base alla memoria del nostro organismo e della nostra vita. Entra in gioco una memoria di emozioni, di considerazioni in base al passato vissuto da ciascuno che rende il dolore soggettivo e soprattutto ogni dolore diverso dall’altro. Il cervello percepisce il danno che il corpo subisce in modo differente e lancia segnali di pericolo che, non per forza, sono direttamente proporzionali al danno a cui si viene sottoposti.
Per questo a volte troviamo persone che si sottopongono ad un massaggio decontratturante e sentono male al minimo sfioramento e altre che possiamo “massacrarle” (in senso buono) e non avvertono nessun tipo di fastidio!
Un abbraccio!
Elena