Chomsky Noam è un filosofo statunitense che ha scritto un principio, detto della rana bollita, per spiegare come l’essere umano riesca ad adattare anche a situazioni poco consone al proprio benessere.
Queste le sue parole:
Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.
Nel mondo olistico si parla spesso di zona di comfort. È quella situazione di comodo, dove ci sentiamo a casa, come se fossimo sul divano a leggere un libro. È un mix di abitudini, di emozioni, di quotidianità che non ci scombussolano più di tanto perché le conosciamo, vi ci siamo adagiati. E continuiamo a vivere dentro a questa sfera, non sempre perché ci piace, ma perché lo starci ci dà in un qualche modo sicurezza e, soprattutto, ci fa fare meno fatica che il cambiare qualcosa della routine. È una zona di comfort il lavoro che facciamo con le medesime mansioni da anni, gli amici di sempre, le domeniche a pranzo in famiglia, il tran tran normale: il vivere senza troppi scossoni. È un male? In linea assoluta no! Nulla ci obbliga a vivere sul filo del rasoio sempre, ad essere eroi a caccia di emozioni spericolate o sempre nuove. Se stiamo bene nella nostra zona di comfort va assolutamente bene così!
Ma… sta proprio qui il punto cruciale: la zona di comfort ci fa davvero star bene? Ci rende felici e ci permette il mantenimento di una situazione di benessere? O ci illudiamo solo che sia così?
Nel momento in cui non stiamo bene a livello fisico ed emozionale, dobbiamo essere pronti a riconoscere che c’è un qualcosa che non si addice al nostro star bene nel nostro vivere quotidiano. E va rimessa in discussione la zona di comfort. Fino a quando non accettiamo di uscire da questa zona per cercare aspetti diversi non ritroveremo il nostro status di benessere.
Sicuramente i cambiamenti sono faticosi, ma non troveremo mai qualcuno con la bacchetta magica pronto a faticare al nostro posto. Seguendo questo concetto la zona di comfort ci danneggia quando ci autoconvinciamo che si fa star bene; il nostro corpo reagisce e ci fa sentire la sua sofferenza; possiamo uscire dalla situazione di malessere se cambiamo qualcosa nella zona di comfort.
La sostanza è che la zona di comfort non va bene quando ci convinciamo che l’acqua vada bene anche se un po’ troppo calda; ce la raccontiamo così bene che l’acqua diventa sempre più calda e… facciamo la fine della rana bollita!
Quindi… cosa sei disposto a cambiare per stare meglio?
Un abbraccio!
Elena