Non giudicare. Imparare a percorrere strade con le scarpe dell’altro.
Questo è uno degli aspetti fondamentali del lavoro di un operatore olistico, soprattutto per chi lavora su problematiche emozionali.Un mix di empatia, condivisione, capacità di ascolto.
Tutto questo non significa mettere da parte chi siamo, il nostro vissuto e anche i nostri valori e punti di vista.
Vuol dire trovare in un ambito professionale la capacità di accogliere l’altro con i suoi problemi, capirlo e sentire la sua situazione di malessere.
Mia nonna mi diceva sempre:” Non puoi capire cosa voglia dire avere male ai piedi, finché non lo provi”.
Ecco più o meno una cosa così! Certo che non possiamo provare tutti i mali del mondo e,per questo, diventa fondamentale mettersi nei panni dell’ altro. Ma davvero, non solo per finta. E non devo vedere la sua situazione problematica con i miei occhi, ma con i suoi.
Altrimenti come posso capire il dolore di un cliente che ha appena perso un cane, quando io magari sto vivendo un lutto per la morte di un familiare? Non c’è un dolore più grande e uno più piccolo, ciascuno di noi vive il suo. E se voglio aiutare in un qualche modo l’altro devo cercare di captare il suo dolore, la sua difficoltà, la sua problematica.
E spesso questo non è possibile se uso il mio metro di misura.
Nella normalità quotidiana alla fine giudichiamo sempre. E non è un qualcosa di negativo. Ogni cosa per noi è bella o brutta, ci piace o non ci piace a seconda del nostro vissuto, del come l’ambiente, la famiglia, la società ci ha “insegnato”. Giudicare non significa solo essere critici, bannare o condannare. Leggo un libro e lo giudico, guardo un film e lo catalogo. Vedo l’azione di qualcuno altro e l’ approvo oppure no. Tutto bene nella vita quotidiana, ma se decido di occuparmi di un discorso olistico naturopatico, devo aprire i miei orizzonti, avere più metri di misura, capire che tra il bianco e il nero ci sono milioni di sfumature possibili. Tutte giuste allo stesso modo agli occhi di chi li vive.
Se riesco a fare questo salto, vuol dire che saprò comunicare con chi ho di fronte nella sua lingua, con le sue parole, con le sue espressioni.
Sentirò il suo malessere e comprendendo senza giudicare, saprò forse aiutare a trovare una via di fuga, una soluzione al problema.
Tutto questo ci viene insegnato da sempre dalle teorie energetiche: lo yin e lo yang ci mostrano come tutto sia giusto e nulla sbagliato. E poi lo ritroviamo nelle tecniche più moderne di counseling e di comunicazione.
Un esercizio difficilissimo, forse non per tutti, ma che può fare la differenza in un percorso per ritrovare il benessere.
Un abbraccio!
Elena