Volevo oggi raccontarvi un percorso fatto con una mia cliente, che, a mio avviso, mette in risalto la necessità di ascoltare la persona e di andare incontro al suo modo di vedere la problematica, anche quando a noi, da operatori, sembra un’ipotesi contorta e non proprio veritiera. Non si tratta di assecondare, ma di dar ascolto ad un disagio, ad un pensiero che porta a malessere sentito, innegabile, che non può essere risolto se non si considera ogni dettaglio. Vi spiego meglio…
Annalisa è apparsa da me in studio un paio di anni fa. Carattere ansioso, piccolina, magrolina, dalla postura nervosa, sfuggiva allo sguardo. Contabile, divorziata da anni con un figlio di 10. Da qualche mese ha cambiato lavoro, un posto che le piace come mansioni, orario e stipendio, ma che comporta la convivenza con una collega che viene definita come impossibile, perfida e crudele.
Annalisa mi parla di un mal di testa che appare solo in ufficio, che non passa neanche con i farmaci. Le chiedo della sua postura alla scrivania e le spiego che, probabilmente, è causato a mio avviso da una postura scorretta, visto che indagando un pochino di più salta fuori un dolore muscolare in zona cervicale che si irradia al braccio destro e che passa quando a tempo di dedicarsi ad un pochino di stretching ed esercizio fisico in generale. Annalisa concorda con il discorso postura scorretta, ma insiste sul fatto di “patire” troppo la collega e che sia lei a causarle il mal di testa. E vuole affrontare il problema da questo punto di vista…
Alla fine ci troviamo a metà strada. Decidiamo infatti di procedere con un serie di trattamenti di digitopressione più dettagliati sulla zona cervicale, spalla e braccia. Scelgo la digitopressione perché per esperienza trovo maggiori risultati rispetto ad un massaggio decontratturante su una persona magra come lei e perché, lavorando sui meridiani energetici, posso tentare un riequilibrio sull’aspetto emozionale, cercando di placare il nervosismo che trapela dal suo modo di parlare e di muoversi, di gesticolare.
Inoltre, le insegno delle tecniche di schermatura che servono per proteggerci da situazioni o persone che viviamo come negative. Sono tecniche di respirazione unite ad una visualizzazione specifica che ci permettono di avere una barriera tra noi e chi ci sta intorno. Il nostro cervello, eseguendo queste tecniche, ci passa la percezione di essere maggiormente al sicuro e affrontiamo meglio ciò che riteniamo possa danneggiarci. Nel caso di Annalisa, le consiglio la tecnica definita del muro psichico: la persona dopo essersi rilassata con alcuni respiri profondi, immagina di costruirsi un muro attorno. Un muro che non soffoca, ma che protegge, un muro che ci permette di vedere oltre e che ci dà sicurezza: un muro “amico” insomma.
Con Annalisa continuammo a vederci per circa 3 mesi, con una cadenza molto altalenante a causa di numerosi imprevisti (e forse anche per una difficoltà di gestione del tempo libero da parte sua). Alla fine siamo entrambe soddisfatte: la zona di spalle e braccia non è più dolorante, il mal di testa si presenta davvero più poco, per tempi ridotti e di minore intensità. E … la collega sembra essere diventa, o meglio viene percepita, come meno perfida.
Periodicamente poi Annalisa torna per un trattamento di mantenimento e, nel frattempo, si è fatta insegnare altre tecniche di respirazione e di visualizzazione, con cui ha imparato a gestire anche l’ansia e il nervosismo.
Un abbraccio!
Elena