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L’alluce rigido

Pubblicato da Elena e 6 Maggio 2022
Categorie
  • Anatomia
  • Fisiologia
Tags
  • alluce rigido
  • anatomia
  • fisiologia

Tra le patologie del piede più diffuse abbiamo l’alluce rigido: un problema che porta, come ci suggerisce il nome, ad avere un movimento limitato del ditone del piede.

Nell’alluce rigido abbiamo una perdita di mobilità articolare, dove in un primo stadio questa è una difesa dal dolore e poi è una vera e propria limitazione, data dalla degenerazione artrosica dell’articolazione metatarso-falangea.

Si calcola che sia un problema diffuso nel 2% della popolazione, più tra gli uomini che tra le donne, con maggiore incidenza tra i 30 e i 60 anni. A volte è associato all’alluce valgo.

Le cause posso essere varie: ci sono malattie come la gotta che possono portare a questo problema; ma può essere anche indotto da malattie come l’artrite reumatoide. Esiste poi un fattore congenito: si nasce con una conformazione tale del piede che man mano che gli anni passano, man mano che si hanno sollecitazioni, traumi e microtraumi nella zona portano all’insorgenza del problema. Per questo spesso si ha la presenza di alluce rigido in forma dolorosa già in età giovane, soprattutto se ci si è dedicati alla danza, all’arrampicata o ad altre attività che sollecitano particolarmente l’articolazione.

Il dolore viene percepito soprattutto sulla parte dorsale dell’alluce e impedisce il movimento di mezza punta; ma poi si può irradiare e comparire anche sulle altre dita.

La perdità di mobilità dell’alluce

Spesso siamo portati a pensare che non sia poi così importante un dito del piede. In realtà tutta la biomeccanica della camminata non può farne a meno. Proviamo a fare qualche passo prendendo consapevolezza del movimento che facciamo oramai senza pensarci: il tallone ci dà la prima spinta, la parte plantare fa come una rullata, ma è l’avampiede e soprattutto l’alluce a dare la fase propulsiva finale. Se l’alluce perde la sua flessibilità, la perderà anche ogni nostro singolo passo con uno stress che andrà ad interessare tutte le altre nostre articolazioni (caviglie, ginocchia, anche) e la schiena.

ll trattamento

Il primo tentativo di trattamento è dato dall’utilizzo di plantari, suolette, calzature comode e anatomicamente adatte al nostro piede. Poi se la situazione non migliora, o non rimane stabile, di solito viene proposto l’intervento chirurgico.

Insomma… cerchiamo di voler bene ai nostri piedi e di prendercene cura per tempo!! Anche con un bel massaggio che migliora la mobilità articolare se fatto preventivamente e con una certa regolarità!

Un abbraccio!

Elena

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