Abbiamo spesso parlato di cromoterapia, la disciplina olistica che usa le vibrazioni dei colori per aiutarci a star bene. Abbiamo parlato delle caratteristiche dei vari colori in diversi articoli, ma forse non vi abbiamo mai sottolineato un concetto fondamentale. E quindi… eccomi qui ora!
LA SOGGETTIVITA’
Nel mondo olistico non esiste un qualcosa che sia identico per tutti. Ognuno di noi è un mondo a sé, ha una sua storia, una sua energia in continua evoluzione. Ecco quindi che anche i colori assumono un significato soggettivo. Hanno di sicuro una loro valenza universale, la loro frequenza è quella, l’input che danno pure. Ma ognuno di noi reagisce ai colori, così come a tutti gli altri “stimoli” olistici in base ad una propria storia, ad una propria memoria.
C’è chi vedrà nel viola la spiritualità e chi la morte, chi nel verde il simbolo dell’equilibrio con Madre Natura e chi lo assocerà alla maestra cattiva delle elementari che lo prendeva sempre di mira. Perché si la nostra memoria diventa fondamentale.
Se siamo persone particolarmente visive, associamo i colori a persone, eventi, momenti, in modo più o meno conscio. Nella nostra mente si fissano dettagli che magari razionalmente non cogliamo. Eppure se ci fermiamo a pensare ci sarà un colore che associamo ad un nonno, un altro alla gita scolastica mai dimenticata o al primo amore.
E nel momento in cui usiamo quel colore per una tecnica meditativa, di visualizzazione o un’applicazione cromoterapica, in automatico risveglieremo quel momento, quella persona e le emozioni che ci porta/ci portavano. E, per l’appunto, non è detto che il tutto sia razionale o razionalizzabile…
Vi faccio un esempio! Qualche tempo fa ad una lezione sui chakra, una corsista mi racconta che più di una volta le hanno detto che ha un disequilibrio con il quinto chakra perché rifugge dal colore blu. Un colore che per lei proprio non può esistere, che rifugge anche nei dettagli. Nel tempo, prestandoci attenzione, visto che più operatori olistici le avevano suggerito questo disequilibrio, si era resa conto che il blu le dava nervosismo, malinconia, un velo di malumore senza un perché. Oltre a non avere vestito e oggetti blu in casa, cercava proprio di evitarlo. Potendo scegliere tra una confezione blu e una di un altro colore, lei comprava sempre quella di altra tonalità.
Eppure, mi diceva, di non ritrovarsi nella definizione di disequilibrio di quinto chakra. Le ho suggerito di risalire al momento in cui il blu ha iniziato a darle fastidio, di vedere se c’era un inizio e se corrispondeva a qualcuno. Uno scartabellare nella memoria non semplice e che necessitava di un suo tempo.
Tant’è che quasi non mi ricordavo più della faccenda, quando tempo dopo mi telefonò per dirmi che aveva trovato forse la giusta chiave di lettura.
La nonna di questa ragazza vestiva sempre pantaloni blu: maglie colorate, scarpe varie ed eventuali, ma pantaloni assolutamente blu. Questa ragazza era legatissima alla nonna, ma quando era morta lei era all’estero per l’università e non aveva fatto in tempo a tornare per un ultimo saluto. Da lì un senso di colpa, forse, ma di sicuro un velo di malinconia e senso di mancanza ogni volta che scorge il colore della nonna.
Per questo probabilmente a livello istintivo lo rifiuta per non rivivere ricordi.
Sicuramente un percorso per lei da fare per chiudere un cerchio ma che ci dimostra che non tutti vediamo i colori allo stesso modo! E non solo per un difetto visivo!
Un abbraccio,
Elena
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