“Sono stanca e non ne posso più. Non ne posso più di correre senza ottenere nulla, di non aver tempo per me, di dover sempre fare quello che gli altri non fanno. Non mi credo insostituibile, né unica ma pare che il lavoro non giri se manco io. Ho bisogno di ferie ma ferie vere, senza dover essere sempre reperibile al telefono. Sono stanca di dover esserci sempre io per mia madre, anche se siamo 4 fratelli. Stanca di non essere mai a casa, di dover fare i salti mortali per cercare di rispettare un appuntamento per me.
Sono stanca di alzarmi stanca, stanca di vedere la vita passare e di non godermela. Sabato era il primo ottobre, mi sono svegliata, l’ho realizzato e mi sono chiesta dove fosse finito il mese di settembre.”
Questo è lo sfogo di Anna, che arriva da me stamattina, provata da una vita che le sta stretta e che le fa sentire tutta la stanchezza di un mondo che non le va più bene. Lei si definisce stanca, io userei più il termine esasperata… Mi chiede un aiuto e io le dico che sì, qualcosa, le posso anche consigliare ma che il grosso può solo farlo lei, mettendo in pratica cambiamenti che non sono sempre facili…
In fondo, ci hanno cresciuti nell’ottica del dire di sì. Non ci hanno mai insegnato a dire di no… Se dicevamo di no alla nonna, si offendeva. Dire di no alla maestra non si poteva, figuriamoci ai genitori. Dire di no, da piccoli, era visto con un moto di sovversione. E se ci hanno sempre insegnato a dire di sì, come facciamo a quarant’anni a convincerci che un bel no, educato, ma non negoziabile, possa farci del bene? Inizio a suggerire ad Anna questo. Dire dei no, non esserci sempre, far capire che non è cosi scontato che lei risponda sempre al telefono, sia sempre disponibile agli straordinari o al prendersi carico di un ulteriore compito. Le suggerisco di spegnere il telefono ad una determinata ora: un modo per esprimere chiaramente che dalle ore alle ore, lei può esser contattata, ma poi c’è spazio solo per se stessa e per suo marito.
Se vogliamo che gli altri ci considerino in un altro modo, dobbiamo iniziare da noi. Diamoci noi stesse dei segnali. Vogliamo che ci lascino fiato? Prendiamoci noi del tempo. Siamo stanche, stremate? Diamoci nuovi orari, nuovi ritmi, nuovo stile di vita. Dormiamo di più: imponiamoci di andare a letto prima, spegniamo telefono, televisione, rotture di scatole in generale subito dopo cena e basta fino al giorno dopo. Spegniamo anche i pensieri fissi, quelli noiosi che non vanno da nessuna parte, soprattutto se fatti a letto e che hanno solo il compito di farci venire l’insonnia. Se non riusciamo a farli tacere, dedichiamo qualche momento alla respirazione.
Poi cambiamo alimentazione, cerchiamo di seguirne una più sana, con meno cibi spazzatura che ci consolano cosi tanto quando siamo giù di corda ma che, alla fine, ci fanno più male che bene. Siamo stanchi, va bene, ma cucinare un piatto non ci richiederà poi chissà quante risorse; anzi potrebbe solo farci star meglio!
E troviamo una mezz’ora a giorni alterni per un pochino di attività fisica; qualche esercizio fatto in casa anche senza correre in palestra se non ce la facciamo. Mezz’ora sembra tanta? È quella mezz’ora che toglieremo ai colleghi, tipo i colleghi di Anna che la bloccano sempre mentre sta uscendo per passarle il lavoro che dovrebbero far loro…
Il limone è da sempre un rimedio contro la stanchezza: che sia in olio essenziale, aggiunto ai cibi o alle bevande sa darci un supporto nei momenti critici. Idem la cannella e la menta!
Abbiamo poi un frutto piccino, ma potente e salutare il ribes nero: va a rinforzare il nostro corpo contrastando i malesseri dati dallo stress fisico e mentale.
Se non ce la facciamo più… proviamo a partire da noi, siamo gli unici a poter prendere in mano la nostra vita e cambiarla.
Un abbraccio!
Elena