Oggi volevo raccontarvi di una storia speciale, di tre persone che brillano e che sanno ancora sorprendere il mondo.
Tre donne all’apparenza come tante, che si trovano a metà ottobre ad un corso di elementi base di medicina tradizionale cinese. Ognuna con i suoi vissuti, ognuna con i suoi bagagli di guai e di problemi. Curiose, sveglie, reattive.
Menti aperte, menti veloci, di quelle che imparano in fretta e a cui fa piacere raccontare delle cose.
Oggi è finito il loro corso che è stato boccata di ossigeno puro, un corso che mi ha insegnato tanto e mi ha dato tanta speranza in un mondo che può ancora essere buono, altruista, migliore…
Ieri mattina, penultima giornata di corso, una delle tre scrive sul gruppo WhatsApp per avvisare che sta andando in pronto soccorso per un problema che appare serio ad un occhio . Parto da casa rispondendole di farci sapere e leggendo al volo i messaggi di incoraggiamento delle altre due. Guido per i 35 km che mi separano dalla sede del corso, pensando a come usare la problematica occhio per spiegare concetti di M.t.c., intanto mi perdo nel foliage autunnale in una giornata che sa più di ottobre che di novembre.
Arrivo praticamente a destinazione quando mi suona il telefono:
“Ele, hai sentito i vocali?”
“In realtà non ancora…che capita?”
“Non c’è soluzione, dobbiamo portarla noi! Torna indietro ti aspettiamo nel parcheggio tal dei tali “
Per gestioni che non vi sto a raccontare, la corsista con l’occhio ko, non può essere visitata nel pronto soccorso vicino. Non essendo un’emergenza, le hanno detto di recarsi in autonomia in un altro ospedale. Solo che lei non ha nessuno che la possa accompagnare e da sola non riesce a guidare.
La sostanza? Un sabato mattina di lezione diventa un viaggio di 50 km dalla sede del corso, in tutt’altra zona, verso un ospedale che nessuno di noi conosceva. Senza se e senza ma tre “estranee” si trovano a fare colazione aspettando la quarta fuori da un pronto soccorso.
Sono anni che tengo corsi, ho visto gente dopo mesi e mesi di lezioni insieme non scambiarsi nemmeno il numero di telefono. Ho visto gente non salutarsi a fine lezione, gente sbuffare se la compagna di corso risponde al telefono alla madre anziana a casa malata da sola.
Ho lavorato con gruppi che non si sopportavano, altri gruppi che non sapevo come gestire perché “io lei non la massaggio e lui neppure”…
La naturalezza e la spontaneità nell’aiutare che ho vissuto ieri è come se mi avesse proiettata in un mondo parallelo, dove c’è ancora voglia di tendere una mano senza chiedere nulla in cambio.
Quel “non c’è altro da fare, non c’è altra soluzione” è stato uno schiaffo che mi ha riportato ad un mondo che non conoscevo più. Quel mondo dove il nostro Qi è in interscambio continuo con quello degli altri, dove aiutarsi è normale, dove il dare senza ricevere è l’unico modo vero di dare.
Grazie ragazze, perché siete anime belle, perché siete vere, perché siete rare. Grazie perché mi avete concesso la fortuna di conoscervi!
Un abbraccio!
Elena